M’arcord’ n°01 Presentazione

PRESENTAZIONE

        

L’Ho fatto più di una volta negli anni scorsi e adesso ci riprovo, anche perché qualche amico ogni tanto mi chiede “non le scrivi più quelle cosine?”. Allora i miei pensieri li inviavo soprattutto agli amici romani, erano loro che riempivano la mia rubrica; dopo cinque anni che vivo in Lucania l’elenco degli indirizzi si è modificato.

         Manderò in giro i miei pensieri a diverse persone, vecchie conoscenze ed e.mail annotate di recente, non fatevi scrupoli di rispedirli al mittente, gradirei con qualche motivazione di cui ne terrò conto, non ci rimarrò male, fa parte del gioco. Non penso, e non ho mai pensato, se non forse nei tempi lontani delle prime cotte, di essere uno scrittore, e non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello la voglia di   diventarlo.

         Si è diffusa la mania di scrivere e pubblicare un libro, anche questo è un modo per lasciare qualcosa della propria esistenza; per quanto mi riguarda ho rimosso questa preoccupazione, scomparirò e finirò nel nulla come tutte le cose. C’è anche chi si mette a scrivere un libro per vanità, e sotto sotto questo peccato è un bene: che cosa sarebbe questo Mondo se non avessimo la pulsione di oltrepassare le nostre Colonne d’Ercole?

Io non scrivo per essere ricordato, né per aspirare a qualche gratificazione o riconoscimento.

Sto scrivendo per divertirmi e spero di riuscire simpatico, o quanto meno sopportabile a coloro che avranno la pazienza d leggere.

         Amarcord, il riferimento alla genialità di Fellini, è perché abbiamo bisogno di ricordare, è un po’ come la elaborazione del lutto; se non apriamo la porta al nostro passato, ci pensa il passato per conto suo a gettar giù la porta con tutta la casa (avete presente quel Viennese di altri tempi?). Preferisco riportare in italiano questa musicale espressione romagnola Amarcord non nella sua dizione letterale “io ricordo” bensì “io ritorno” perché non si tratta di riportare il passato nel presente quanto piuttosto avere il coraggio di ritornare sui propri passi.

         Il primo racconto che ho provato a scrivere non mi riabilita e non mi entusiasma affatto, anzi se avessi un po’ di pudore me ne dovrei vergognare: Con le mie figlie abbiamo riso, e se si ride delle proprie sciocchezze invece di nasconderle, è difficile che i ricordi abbattano la casa.

 

Mimmo Guaragna

AMARCORD N° 1

9  Giugno 2020

 

 

 

 

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